Ritengo che i cani, rispetto a noi umani, siano doppiamente fortunati.
La loro aspettativa di vita, di certo più breve della nostra, ci svincola dalla grave preoccupazione che avremmo, se fosse il contrario, riguardo al loro destino dopo la nostra dipartita.
– Considerando poi che, se tutto va bene, il barbone toy potrebbe vivere anche oltre 18 anni, questo è uno dei motivi per i quali spingo a riflettere quando si rivolgono a me persone molto avanti con l’età. –
Ma a mio avviso, la fortuna più grande che hanno riguarda la invece tanto discussa per noi umani italiani, questione del fine vita.
Ieri è nata una bellissima cucciola.
Piccola piccola, perfetta nelle proporzioni e di un chiaro color albicocca.
I suoi fratellini stanno benone ma lei sembra, appena venuta alla luce, avere un problema a livello addominale. Un’ernia ombelicale che con il passare di una manciata di ore si è trasformata in un vero disastro.
La cucciola è comunque proprio una combattente: sopravvive all’attesa che il veterinario finisca di aiutare sua madre (primipara e poco collaborativa) con gli ultimi fratellini che tardano ad arrivare.
La piccola si lamenta e la tensione è palpabile, ma appena il parto è concluso, di comune accordo tentiamo (o meglio, il vet tenta) tutto il possibile per salvarla, non fosse solo per rendere omaggio alla sua voglia di vivere.
Viene portata di corsa in chirurgia, consapevoli che un’anestesia su un corpicino di poche ore potrebbe esserle fatale.
La piccola si dimostra essere davvero una guerriera! Tradendo le aspettative più nefaste, incredibilmente si sveglia; quasi a voler dire al mondo che lei c’è e non ha nessuna intenzione di andarsene.
Viene rimessa subito con i suoi fratellini e la mamma, dopo una breve titubanza, inizia ad accudirla con amore come se nulla fosse successo.
In serata però, quel piccolo corpicino provato inizia ad arrendersi, essere una guerriera non le interessa più, forse perché sa che la vita potrebbe non avere nulla di buono da riservarle.
Racconto questa storia, piuttosto che altre altrettanto dolorose – anzi sicuramente di più – solo perché è la più recente ed è quella che ancora brucia forte.
Stamattina, con l’animo pesante ma con un pochino più di lucidità, mi domando se tentare di salvarla sia stata la scelta più giusta, indipendentemente dall’esito finale.
Abbagliata dalla sua voglia di combattere, ho deciso ti tentare ma se fosse sopravvissuta, ora ne sono certa, avrei sbagliato comunque.
In queste circostanze quello che bisogna garantire ai nostri amici inseparabili è sempre e solo la qualità della loro vita.
Senza affrontare questioni etiche più grandi di me mi chiedo però quanti di noi, potendo scegliere, preferirebbero una vita di sofferenze?
Per quanto doloroso sia e per quanto questo dolore possa sembrare insuperabile, bisogna imparare una volta tanto a farci da parte ed avere il coraggio di lasciarli andare.