Di due cose comincio a essere veramente stufa: delle continue richieste di cuccioli da regalare a Natale (tranquilli, non riattacco la filippica perché già ampiamente illustrata in un precedente articolo all’interno del blog) e delle continue richieste di Maltipoo. Anzi, maltipoo, lo scrivo con la minuscola che è più adatta.
Dico io: ma se leggi che allevo solo Barboni toy – tanto lo so che l’hai letto, mi stai scrivendo dal contact form! – che ho un allevamento riconosciuto Enci con tanto di affisso, ma come ti viene in mente di chiedermi se ho un meticcio??
Ma cerchiamo di capire com’è nata questa moda.
In un articolo pubblicato sul mensile edito dall’Enci “I nostri cani”, viene finalmente sollevata la problematica sulle fabbriche dei “design dogs”, – cani tanto in voga tra i personaggi famosi – dove vengono creati migliaia di incroci tra cani di razze differenti tra loro, a rischio di gravi malattie genetiche.
Tutto è cominciato negli anni ottanta, quando Wally Conron, un allevatore della Royal Guide Dogs Association of Australia, poiché non gli bastavano tutte le razze canine già esistenti, pensò d’iniziare una serie incredibile di sperimentazioni incrociando tra loro cani di razze differenti, sino ad arrivare al cosiddetto “labradoodle”.
Purtroppo la sua idea contagiò molti sperimentatori che nel tempo hanno creato altri incroci come il puggle (incrocio tra Carlino e Beagle), il maltipoo, appunto, (Maltese + Barbone toy), il goberian (Golden Retriever + Siberian Husky), il beabull (Beagle + Pitbull), il cockapoo (Cocker + Barbone), l’horgi (Husky + Welsh Corgi), il pomsky (Volpino di Pomerania + Siberian Husky), tanto per citarne alcuni.
Oggi Conron si dice pentito.
Ha preso le distanze dalla sua “creatura” che poi è diventata molto popolare sia nel suo Paese che negli Usa, arrivando a definirla in un’intervista alla TV pubblica australiana il suo “più grande rammarico”. “Ho aperto un vaso di Pandora – ha detto – e ne è uscito un mostro alla Frankenstein”. “Le patologie genetiche sono diventate un grave problema… incrociare tra di loro razze differenti…non è stata una buona idea…”
In effetti, lo scopo della cinofilia (quella pura e non quella che pensa solo a far cassa) è innanzitutto la conservazione della biodiversità attraverso la valorizzazione e la conservazione delle razze canine. Peraltro principi fondamentali del codice etico sottoscritto dall’allevatore riconosciuto.
Una cosa è cercare di valorizzarle, altro è crearne continuamente di nuove per soddisfare le esigenze effimere del consumismo globale.
Quando mi vengono richiesti, a volte cerco di spiegare che piuttosto che spendere somme così importanti per un meticcio, – questi esemplari arrivano a costare anche oltre 2000 euro ed essendo appunto dei meticci, non sono riconosciuti dall’Enci e, ovviamente nemmeno a livello internazionale dall’FCI – tanto vale andare a salvare un poveretto al canile, che non essendoci selezione a monte si rischia di prendere un cane con gravi tare genetiche, ecc. Altre volte lascio correre e rispondo rassegnata che no, non li allevo, tanto chi è partito per la tangente con questa “razza” difficilmente desiste dopo aver sentito le mie ragioni.
Bisogna sottolineare inoltre che il guaio grosso in tutta questa triste storia lo stanno subendo soprattutto i cani di razza, come il Barbone, appunto.
Negli Usa, ho potuto recentemente verificare di persona, non si trova più un allevamento serio nemmeno a pagarlo oro, tant’è che sempre più spesso gli americani che cercano un vero Barbone vengono ad acquistarlo da noi.
Ma sono sicura che prima o poi succederà anche qui. Potrebbe essere il preludio di un’estinzione anticipata. Sono troppe le persone che pensano solo alle proprie tasche. In una ricerca sul web ho trovato un allevamento di maltipoo con pedigree. Roba da non crederci, che poi, leggendo tra le righe, si tratta di pedigree “ACI” che equivale a zero.
Per non citare poi altri casi di cani che “sono di moda” ma che stanno creando serie problematiche di gestione come ad esempio il Cane Lupo Cecoslovacco.
Nata dall’incrocio tra il lupo dei Carpazi e il Pastore Tedesco, si tratta di una razza dalle caratteristiche davvero straordinarie.
Il suo apparato sensoriale, le sue reti neuronali e la struttura fisica sono quelli di un super-cane, capace di cogliere un oggetto in movimento ad un chilometro di distanza, con un olfatto a dir poco sorprendente, capta le alterazioni della frequenza cardiaca degli esseri viventi vicini, può spezzare l’osso del collo di un bue con un solo morso, corre più rapidamente di qualsiasi altro cane (che non sia selezionato per la corsa), ha uno spiccato istinto predatorio che lo spinge a scattare all’inseguimento di qualsiasi cosa si muova nel raggio di centinaia di metri e una volta raggiunta la preda, proprio come i lupi veri, la consuma sul posto…e tante altre caratteristiche che potrete approfondire cliccando qui e leggendo l’articolo completo apparso sul Corriere lo scorso martedì.
Il fatto è che ad un soggetto del genere è estremamente difficile, se non impossibile, offrire condizioni di vita adatte alla sua natura, alla sua mente ed al suo DNA.
Si stima che almeno un terzo di questi cani, se non addirittura la metà, vengano abbandonati tra i 6 mesi e l’anno di età. Sono davvero poche le persone che possono garantirgli passeggiate quotidiane di almeno tre ore nei boschi, senza guinzaglio. E la possibilità di stare con altri esemplari, poiché è una razza fortemente sociale e se non vive in branco può sviluppare un attaccamento morboso al suo riferimento umano.
La conseguenza di questa repressione viene spesso manifestata, quando va bene, attraverso la distruzione di oggetti di varia natura, sintomo di grave disagio, che spesso viene poco e male interpretato dagli stessi proprietari, oppure, vedi la recente tragedia di Grugliasco, quando invece va male.
Tornando all’outing di Wally Conron, nulla di più azzeccato il paragone con Frankenstein da lui stesso fatto, perché sfata ancora una volta l’idea dell’onnipotenza che come genere umano a volte tendiamo ad avere…