Avevo promesso che non mi sarei voltata indietro. E invece no, un attimo di debolezza ed ecco i suoi occhi che mi seguono mentre mi allontano. Il magone sale e non posso più trattenere le lacrime. La consapevolezza che non avrei più rivisto quel cucciolo, i miei cuccioli, è il pensiero che ricorre e che fa più male.
Che cavolo… Era una tecnica che stava funzionando alla grande, quella di non salutare i cuccioli quando se ne stanno andando via.
Non pensarci, non voltarsi a guardarli.
Con il rischio di sembrare pure senza cuore.
Ho portato questo cucciolo in aeroporto, dove il suo futuro papà umano, appena sbarcato dall’Europa centrale, lo stava aspettando, pronto a ripartire col suo fagottino peloso.
Era già venuto a conoscerlo personalmente un mesetto prima in allevamento, cosa che ho apprezzato davvero tanto, perché era la dimostrazione del profondo interesse che nutriva per la sua futura bestiola.
In quell’occasione aveva portato un meraviglioso trasportino, chiedendomi la cortesia di farci abituare il cucciolo.
Poi ha sfoderato un’infinità di giochi, peluche, palline e pettorine varie.
Ho invidiato quelle delicate attenzioni, il rapporto esclusivo che avrebbero da lì a breve consolidato e il tempo che avrebbero trascorso insieme, loro due da soli, in un binomio perfetto.
Ma a volte la vita gioca strani scherzi (e chi meglio di me può dirlo?) e come un fulmine a ciel sereno ecco che arriva un messaggio di aiuto, un messaggio straziante a cui è stato impossibile fare muro: “Only with you he will be safe”.
Mi investo della carica ufficiale di salvatrice di tutti i cani dai padroni in difficoltà – non che debba fare un grande sforzo – e rieccomi in aeroporto.
Questo cucciolo non vuole proprio lasciarmi andare.
Cerco un’apertura col suo umano, provo ad offrirgli del tempo per riflettere, sono disponibile a qualsiasi soluzione per il bene del suo cucciolo, che ormai vive con lui da oltre tre mesi e per il quale, oltre al tempo e alle attenzioni, le uscite all’alba, i ritrovi nell’area di sgambamento, ha speso davvero un patrimonio tra corsi di addestramento, giochi di ogni tipo, pettorine infinite, guinzagli fashion, tanto da riempire un’intera valigia e pure uno zaino a spalla.
Ma qualcosa di profondo rende la sua decisione irreversibile, anche se molto dolorosa. Stavolta siamo in due a piangere.
Scriveva Lorenz nel suo meraviglioso E l’uomo incontrò il cane:
l’animale è del tutto privo di diritti, non soltanto secondo i paragrafi del codice, ma anche per la sensibilità di molti uomini.
La fedeltà di un cane è un dono prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell’amicizia con un essere umano.
Il legame con un cane fedele è altrettanto eterno quanto possono esserli, in genere, i vincoli fra esseri viventi su questa terra.
Forse però Lorenz non considerava le variabili, le avversità che fuori o dentro di noi ci obbligano a prendere queste tristi decisioni, seppur nell’ottica del bene futuro dei nostri amici fedeli.
Il suo umano mi confessa che in realtà invidiava me e il mio chiassoso branco, dove a volte gli equilibri viaggiano leggeri lungo un filo di lana, dove però, per una strana alchimia, ognuno di noi è collocato al giusto posto ed è indispensabile al mantenimento di questa quasi perfetta armonia.
La triste realtà, mi costa caro ammetterlo, è che nemmeno qui con me potrà ricevere quanto questo sfortunato cucciolo merita.
Il branco potrà essere fonte di appagamento sociale ma non potrà mai sostituire le attenzioni, le coccole, i momenti di gioco necessari a consolidare, come detto, l’esclusiviita’ del rapporto di un cane col suo amato e insostituibile riferimento umano, per quanti sforzi io e la mia famiglia si faccia.
Quindi, si ritorna al principio primordiale su cui si fonda il nostro allevamento: qui non ci si risparmia, ma una sana famiglia pronta ad accogliere i nostri cuccioli come parte integrante della stessa, è ciò che di più auspicabile si possa per loro immaginare.